La risoluzione che è stata approvata all’unanimità da parte dell’Onu e che è riuscita a superare le ostilità della Russia, è già stata violata. In base a quanto è stato riportato dall’Osservatorio locale per i diritti umani, la tregua che è stata dichiarata per almeno 30 giorni per favorire l’arrivo degli aiuti umanitari non è durata molto. È già stata violata, infatti, per via di un attacco che è stato messo in atto dal regime siriano. Durante la mattinata, infatti, la parte orientale della Ghouta ha subito l’ennesimo bombardamento.
Un raid verso il punto di resistenza dei ribelli nei pressi di Damasco che sarebbe costato la vita a 7 persone, contando anche più di 30 feriti. Ovviamente si aspettano nuovi attacchi, nonostante comunque i bombardamenti, sia quelli aerei che quelli che sfruttano l’artiglieria, siano diminuiti di intensità . Secondo le fonti che giungono dagli attivisti locali, i ribelli sostengono come siano in atto, per il momento, solamente dei conflitti di carattere isolato con l’esercito del regime siriano in numerose zone.
Adesso spetterà all’Onu decidere il da farsi, anche se è abbastanza chiaro come il primo tentativo di riportare la pace, quantomeno temporanea, in questa zona è stato un gran buco nell’acqua. La tregua non è durata che sei ore. Veramente troppo poco per permettere l’intervento delle varie organizzazioni umanitarie. Anche il Vaticano, nelle parole del Papa, fa sentire la sua voce lanciando un accorato appello per far cessare le ostilità e favorire la risoluzione (vds post di  Fabrizio Bertot) che è stata approvata dall’Onu.
La situazione attuale ha portato Macron, Putin e la Merkel a sentirsi immediatamente per capire come comportarsi e come agire da domani in avanti. Il punto di vista di Iran e Turchia, invece, sembra essere stato decisamente chiaro: ovvero che la tregua non si riferisce né alla zona di Ghouta né a quella di Afrin.