Bernardo Caprotti, patron del gruppo italiano Esselunga, individua nel colosso olandese Ahold il possibile erede della sua catena di supermercati.
Il testamento di Bernardo Caprotti, patron per tantissimi anni del gruppo italiano Esselunga, individua nel colosso olandese Ahold un possibile erede per la sua catena di supermercati. Le sue ultime volontà hanno infatti rivelato che l’imprenditore aveva le idee molto chiare sulle mani che avrebbero dovuto gestire la società da lui guidata per lungo tempo.Â
Non una cooperativa italiana, né un altro gruppo spagnolo. Invece, al loro posto, quell’azienda con cui anni prima aveva già intavolato amichevoli trattative, nella speranza di una fusione, che poi tuttavia non andò a buon fine.
Ahold, Delhaize e Esselunga
Ma oggi, forse, i tempi sono più maturi di allora. Anche la posizione di Ahold si è ulteriormente consolidata sul mercato e i suoi titoli appaiono come una solida realtà di investimento nel settore finanziario, avendo guadagnato il 120 per cento negli ultimi cinque anni. Nel frattempo, infatti, ha promosso essa stessa una fusione sui territori dell’Europa centrale.
Proprio poco tempo fa, infatti, gli olandesi hanno aperto alla società belga Delhaize, ragione per cui ora saranno chiamati a valutare bene se cogliere o meno il suggerimento che arriva loro dal testamento del grande imprenditore italiano. Certo è che Esselunga, per il suo passato e il suo presente, non appare come una società facile da gestire e da possedere. Neanche per coloro che si trovano ad essere i “veri” eredi del lascito, i componenti della famiglia Caprotti.
Il gruppo dei supermercati italiani, del resto è stato valutato per un ammontare di 7 miliardi di euro. Di contro il colosso olandese, una public company con 350mila dipendenti e 6.500 negozi sparsi in undici Paesi d’Europa, ha comprato l’azienda che aveva già visto anni fa in Esselunga un potenziale partner: la belga Delhaize appunto.
Ora, quindi, per Ahold si tratta solo di far quadrare i conti e vedere se sia possibile una nuova fusione in Italia. Ma con una capitalizzazione da 26 miliardi di euro nel 2015, ricavi per 60,8 miliardi e un utile netto da 1,2 miliardi i desideri di Caprotti potrebbero forse essere esauditi.