Sul rendimento hanno pesato i risultati relativi all'indice Pmi relativo all'Eurozona e agli Stati Uniti, che nel primo caso si è rivelato inferiore alle attese e nel caso statunitense ha registrato il valore più basso dal 2009.
Chiusura in lieve calo per il Fitse Mib (-0,25%), che ha sovraperformato gli altri indici europei (Cac-40 a -0,38%, Dax-30 a -0,66% e Fitse-100 di Londra a -1,21%).
Sul rendimento hanno pesato i risultati relativi all’indice Pmi relativo all’Eurozona e agli Stati Uniti, che nel primo caso si è rivelato inferiore alle attese e nel caso statunitense ha registrato il valore più basso dal 2009.
A preoccupare gli investitori i casi relativi allo scandalo Dieselgate, che dopo Mitsubishi coinvolge anche la tedesca Daimler con la notizia dell’avvio da parte della stessa di un’indagine interna sul processo di certificazione delle emissioni inquinanti.
A Piazza Affari male Fca, in calo del 2,38%, che risente anche della pubblicazione dei trimestrali di Daimler, e Cnh Industrial, in flessione del 0,83% dopo la notizia della correzione al ribasso dei target finanziari di Caterpillar.
Contrastati gli indici bancari, che hanno visto tra i maggiori rialzi Mediobanca (+4,36%) e Ubi Banca (+1,33%), mentre tra i maggiori ribassi spiccano  Banca Carige (-1,26%) e Mps (-1,45%). Continua la discesa di Telecom Italia (-3,09%), nonostante Ubs confermi il rating neutral e il target price a 0,95 euro, seguito dai titoli del lusso con Ynap in ribasso del 2,61% e Luxottica a -1,81%.
Risultati altalenanti anche per costruzioni e gruppi cementieri, che ha visto al rialzo Astaldi (+,86%) e Caltagirone (+1,68%) dopo l’approvazione del bilancio 2015 da parte dell’assemblea, mentre registrano forti ribassi Buzzi Unicem (-1,82%) e Italmobiliare(-2,42%).
Bene Eni a +0,57% e Saras a +2,71, sulla scia della rassicurazione del presidente della società , Gian Marco Moratti, che ha escluso la vendita di ulteriori quote da parte di Rosneft. Torna a salire anche il prezzo del petrolio, con il Brent che alle 17.50 segna un rialzo dell’1,95% a 45,4 dollari al barile, mentre il Wti cresce dell’1,81% a 43,96 dollari al barile.