Cresce l'attesa per le parole della Yellen, in conferenza il 26 agosto.
Apertura da dimenticare, quella odierna, per Wall Street. Il Nasdaq composite crolla attestandosi a quota 5.229 punti (-0,18%). Al contempo il Dow Jones scivola a 18.491 punti (-0,33%).
Sul fronte delle valute, lieve apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro con il cambio che si porta a 1,1311. In mancanza di particolari spunti macroeconomici, con la pubblicazione oggi del solo indice dell’attività nazionale elaborato dalla Fed Chicago, che a luglio è salito da +0,05 a +0,27 punti, i mercati oggi guardano con trepidazione alle prossime decisioni della Federal Reserve in termini di politica monetaria. In particolare, si attende il discorso del numero uno dell’Istituto centrale americano, Janet Yellen, che parlerà venerdì in occasione del meeting che vedrà riunito il gotha della finanza a Jackson Hole, Wyoming.
Nel frattempo, indicazioni sono arrivate ieri dal vicepresidente della Banca centrale americana, Stanley Fischer, che ha aperto, seppur indirettamente, a un rialzo dei tassi nel corso dell’anno. Le opinioni degli esperti, tuttavia, rimangono scettiche. Secondo Michael Hewson, Chief Market Analyst di CMC Markets, “negli ultimi giorni è diventato chiaro che i membri della Fed sono sempre più divisi sulla tempistica della prossima mossa sui tassi. I loro costanti briefing al mercato non stanno aiutando e probabilmente questo è il motivo per cui i mercati Usa hanno fatto fatica a trovare una direzione nelle ultime settimane. Le minute del Fomc pubblicate la scorsa settimana hanno rafforzato la natura di queste divisioni, così come i recenti commenti di William Dudley, presidente della Fed di New York, e John Williams della Fed di San Francisco”.
Maggiormente indirizzato verso un’effettiva azione da parte della Fed, Drew Matus, capo economista di Ubs, secondo cui Yellen userà Jackson Hole per dare indicazioni rilevanti. “A settembre potrà anticipare il rialzo e a dicembre potrà arrivare l’aumento”, ha detto Matus. Non sarebbe del resto la prima volta che un presidente della Fed usa il simposio per fare annunci rilevanti: nel 2010 il predecessore di Yellen, Ben Bernanke, annunciò l’imminente arrivo del secondo round di quantitative easing, infiammando i mercati, e due anni più tardi ha detto che la Fed era pronta a fare tutto il possibile per sostenere l’economia, ma non avrebbe varato in quell’occasione ulteriori stimoli.