Pesano ancora i profit warning lanciati nel 2013.
I profit warning lanciati da Saipem durante il gennaio e il giugno di due anni fa pesano ancora sul bilancio aziendale.
Ben sessantaquattro investitori istituzionali chiedono infatti un risarcimento da 174,2 milioni di euro in merito a quegli annunci, che “hanno causato un crollo del titolo azionario di oltre il 60%”.
Piove, dunque, sul bagnato e non sappiamo quando smetterà .
A comunicarlo è la stessa società e, in una nota separata, la Deminor che ha preso in carico l’istanza degli investitori, rappresentati in tribunale dagli avvocati Paolo Giudici e Francesco Munari.
Saipem ha precisato l’andamento dei fatti, spiegando che durante la Relazione Finanziaria 2014, pubblicata dal 9 aprile scorso, la società aveva informato che “in relazione ad asseriti ritardi da parte della Società nelle comunicazioni al mercato, sono state minacciate possibili azioni risarcitorie da parte di azionisti ed ex azionisti. La Società ha valutato le richieste pervenute ritenendole non fondate”. Saipem conferma tale valutazione e pertanto, spiega “resisterà in giudizio”.
Dal canto suo, Deminor ha invece spiegato quanto segue: “Le pretese degli investitori nascono dalla mancata informazione corretta circa i costi e ricavi di contratti in essere tra il 13 febbraio 2012 e il 14 giugno 2013. Gli investitori ritengono che tale informazione distorta abbia generato una consistente sovrastima degli utili e quindi un prezzo delle azioni artificialmente gonfiato durante” il periodo in questione.
I ricorrenti ricordano anche che già la Consob, nel 2014, “ha sanzionato Saipem in vari procedimenti”. Secondo Deminor, “gli investitori hanno cercato di instaurare un dialogo con Saipem prima dell’avvio dell’azione legale, ma a tale invito non è seguita alcuna risposta. L’instaurazione della causa si è pertanto resa inevitabile”.