Il braccio destro di Vincent Bollorè, Arnaud de Puyfontaine, presidente del direttorio di Vivendi, esalta l’accordo di “partenariato strategico” firmato due settimane fa con Mediaset.
L’obiettivo? “Produrre programmi tv in comune e creare una piattaforma mondiale over the top”, capace di distribuire i contenuti su Internet (senza bisogno di pesanti infrastrutture come le reti di ripetitori tv). La speranza è creare una specie di Netflix europea, ma in grado di competere su scala globale. “Vogliamo una casa di tutti i talenti”.
Questo schema di gioco impone anche un’alleanza con gli operatori telefonici, “partner imprescindibili per distribuire e monetizzare i nostri contenuti”. Per questo – aggiunge Arnaud de Puyfontaine – Vivendi sarà azionista di lungo periodo di Telecom Italia, oltre che della spagnola Telefònica, e “accompagnerà la società nei progetti strategici come la banda ultra-larga”. L’investimento complessivo, d’altra parte, è stato “solo” di 3,3 miliardi. Sempre de Puyfontaine accenna a “discussioni con un certo numero di operatori di tlc, come VimpelCom a livello internazionale”. VimpelCom è la società nata in Russia che detiene il controllo dell’italiana Wind dal 2010. Escluso invece un interesse per la Rcs Mediagroup: “Abbiamo già tante cose in ballo”.
Bollorè nel frattempo fa un’apertura di credito al governo: “Per noi, è molto utile essere presente in questo Paese che sta facendo grandi progressi. Gli italiani sono dei francesi che sorridono, di buonumore”. Il manager allarga quindi la sua analisi: “La cessione della brasiliana Gvt e della francese Sfr nel 2014 sono avvenute a condizioni molto favorevoli. Abbiamo salvato 4 miliardi di euro di valore rispetto alle condizioni dei mercati attuali e forse 5 considerando la situazione in Brasile”. E meno male che Telecom Italia, che pure era interessata a Gvt, non ha concluso l’acquisto. Formulò un’offerta troppo bassa e venne esclusa. Una fortuna – viene da pensare oggi – alla luce delle turbolenze del Paese sudamericano.