Per far ripartire l'economia nazionale, l'Italia dovrebbe tornare a investire di più, smantellare la burocrazia..
Se prima le imprese che possedevano lavoratori in nero erano una su quattro ora sono diventate una su due e questo è un vero segnale di allarme che il governo dovrebbe recepire.
Oltre a questo c’è da dire che la dotazione di capitale, rispetto al 2006, si è dimezzata da un +2,5% a un 1,2%. Sono i tre settori industriali della metallurgica, meccanica e dei mezzi di trasporto che hanno avuto un incremento di accumulazione di capitale più sostanzioso afferma un’indagine della Banca d’Italia.
La situazione migliore è sostenuta da quelle imprese italiane in grado di esportare più di un terzo del proprio fatturato come ad esempio l’industria del vino, della moda, delle auto e del automazione industriale ed è per questo che il governo deve sostenere queste imprese riducendo loro le imposte e la burocrazia al fine di promuovere una ben più ricca esportazione di beni di consumo nel resto del mondo con un giovamento sostanziale del Made in Italy.
L’industria deve aver la possibilità di competere con le concorrenti europee e mondiali e questo deve essere sostenuto da un minor costo dell’energia (l’Italia importa energia per quasi il totale del proprio fabbisogno), minori imposte (si pensi che una piccola impresa italiana in un anno deve sostenere di media 70/75 scandenze) facilitando anche l’apertura di nuove attività (aprire un’attività in Italia costa di media 2500 euro iniziali contro i 70 euro dell’Irlanda).
A dar forza a questa idea si pensi che in Italia mancherebbero 71 mila tra sarti, falegnami, fabbri, addetti alla robotica e meccanici, non solo, ma anche sostenendo i piccoli artigiani si aiuterebbe l’economia italiana anche perchè l’artigianato è il responsabile del 12% del nostro prodotto interno lordo e del 17% dell’export.
Il grafico qui sotto mostra come la produzione industriale in Italia e molto al di sotto dell’area Euro: