La riunione di Vienna non ha portato a nessuna intesa per congelare la produzione di greggio e supportare le quotazioni. Ma i Ministri sono positivi.
Sfuma l’accordo tra i Ministri dell’Opec. Il prezzo del petrolio di conseguenza, crolla. La riunione di Vienna non ha portato a nessuna intesa per congelare la produzione di greggio e supportare le quotazioni.
La situazione sui mercati è la seguente:
Il Wti, contratto con consegna ad agosto, ha aperto a New York in calo dello 0,97% a 49 dollari al barile, dopo essere arrivato a sfiorare poche ore fa la soglia dei 50 dollari al barile. Anche il Brent del Mare del Nord, che questa mattina era scambiato sopra lo standard dei 50 dollari, sta cedendo lo 0,8% a 49,27 dollari al barile.
Uno standard, quello dei 50 dollari al barile, che per gli esperti del Financial Times è il peggiore tra quelli auspicabili: non è un prezzo abbastanza alto da permettere alle economie petrolifere di evitare la crisi, con tutte le sue conseguenze politiche e geostrategiche, e non è abbastanza basso da costringere i Paesi produttori a mettere da parte i contrasti e allearsi.
Eulogio Del Pino, ministro del petrolio del Venezuela, ha spiegato:
L’evoluzione del mercato è positiva. Per il mercato del greggio il peggio è passato. C’è consenso sul fatto che i fondamentali del mercato stanno migliorando e non ci sono pressioni sull’Opec per pensare di influenzare domanda o offerta. Tuttavia, il crollo dei prezzi dei due anni passati ha portato con sé una mancanza di investimenti senza precedenti. Serve un prezzo equo per continuare a investire in progetti petroliferi”.
Il consiglio ha, inoltre, nominato Mohammed Barkindo nuovo segretario generale (era favorito assieme all’indonesiano Mahendra Siregar e al venezuelano Ali Rodriguez) e ha scelto di reintegrare il Gabon come membro a pieno diritto, dopo più di vent’anni di assenza.