In Europa si torna a parlare della tassa sul trading: se diventasse realtà l'Italia potrebbe avere dai 3 ai 6 miliardi di gettito.
Una nuova tassa sul trading, o meglio la tassa sulle transazioni finanziarie, in gergo TTF, di cui si parla già da mesi. Senza però essere arrivati ancora a nessuna decisione risolutiva. Eppure l’Eurogruppo potrebbe questa volta esprimersi in maniera diversa dal passato e approvare una volta per tutti il nuovo onere fiscale che potrebbe portare alle casse dello Stato Italiano dai 3 ai 6 miliardi di euro di gettito.Â
Come funziona la tassa sul trading
I conti sono presto fatti. L’idea questa volta è quella di andare a tassare la più ampia gamma di strumenti finanziari presenti sui mercati, facendo contemporaneamente ricorso al doppio principio di tassazione (che prende in considerazione il Paese di residenza dell’operatore e quello di nazionalità del titolo), con aliquote dello 0,1% per le azioni e dello 0,01% per i derivati. Questa operazione potrebbe portare nelle casse dello Stato italiano dai 3 miliardi ai 6 miliardi di euro all’anno.
Un gettito non piccolo per l’Italia e per i dieci Paesi membri che partecipano all’Eurogruppo e che si incontrano a margine della riunione mensile dei ministri delle Finanze dell’Eurozona fissata in Lussemburgo. Coloro che hanno seguito le complesse vicende della tassa sulle transazioni finanziarie, tuttavia, sanno bene che questa discussione va avanti da almeno cinque anni. Non c’è quindi alcuna concreta speranza sul fatto che il più recente incontro, fissato per oggi, possa portare ad un esito positivo la vicenda.
Il problema a monte della questione e la causa del mancato accordo, per il momento sembra essere l’applicazione dei criteri di tassazione nei diversi paesi. Ma se l’architettura della tassa resta una faccenda spinosa, alla base del ritardo sulle decisioni sono presenti anche diverse paure sui suoi costi amministrativi, costi che alcuni paesi come la Slovacchia e la Slovenia, non sono sicuri di affrontare.
Oltre a queste due nazioni i paesi coinvolti dalla TTF sono Italia, Germania, Francia, Austria, Belgio, Grecia, Portogallo e Spagna e per arrivare ad un accordo definitivo sarà necessario avere nove voti positivi