Le linee guida del piano industriale per il rilancio del brand umbro.
In programma ci sono investimenti per 60 milioni di euro in tre anni con prodotto portante il celebre “Bacio”. In più nessun esubero, nuova struttura manageriale e innovazione delle tecnologie produttive e del modello organizzativo.
Sono queste le linee guida del piano industriale di Nestlè per rilanciare la Perugina, illustrate oggi dal capo mercato Italia, Leo Wencel, al tavolo di Confindustria a Perugia, presente la dirigenza aziendale al massimo livello, i sindacati di categoria e la Rsu dello stabilimento di San Sisto.
A un capo delegazione Nestlè dichiaratosi “ottimista” dopo il confronto odierno, durato tre ore circa, con la controparte sindacale, hanno fatto riscontro le reazioni caute degli stessi sindacati (con loro un nuovo incontro il 7 aprile prossimo) e delle istituzioni locali.
“Si è finalmente parlato di un nuovo percorso di sviluppo in grado di rilanciare la Perugina come eccellenza in Italia e nel mondo”, hanno commentato a caldo le sigle sindacali, riservandosi “i dovuti approfondimenti”, mantenendo “riserve sul versante occupazionale”, e ribadendo di “non condividere la volontà di vendita” delle caramelle Rossana (90 anni di vita proprio quest’anno) e della pasticceria Ore Liete, che ieri anticipazioni di stampa avevano paventato e contro la quale era stato indetto uno sciopero di un’ora alla Perugina.
“C’è stato chiarito che la caramella Rossana non è stata venduta ma che non è nelle intenzioni dell’azienda di fare investimenti su questa linea perché ritengono che il business (rappresenta solo il 2% della quota di mercato) non regga. Noi la pensiamo in modo diverso”, ha spiegato Mauro Macchiesi, segretario nazionale Flai Cgil, dopo l’incontro in Confindustria.
Di piano Nestlè “con luci e ombre” ha parlato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che plaude agli investimenti sull’innovazione tecnologica (15 milioni di euro) e nelle politiche di marketing per i prodotti Bacio e del cioccolato, ma che sospende il giudizio sugli effetti degli interventi di ristrutturazione della fabbrica di San Sisto, tra cui “l’annunciata volontà di cedere alcuni storici marchi”, sui livelli occupazionali (oggi sono 800 i dipendenti fissi e 300 circa gli stagionali, ndr).