La Banca, uno degli advisor storici dell'azienda, spiega perché.
Goldman Sachs, storico advisor del gruppo, avverte sulle difficoltà di Luxottica. Ma se la banca d’affari più vicina a Leonardo del Vecchio, che ha firmato l’acquisizione di Oakley e le maggiori operazioni fatte dal colosso di Agordo, ritiene che ora l’azione è da vendere, gli investitori corrono subito ai ripari.
E’ vero che il titolo lo scorso 10 agosto ha toccato il massimo di quota 67 dollari, ovvero quasi il doppio rispetto a un anno fa quando Andrea Guerra, da dieci anni alla guida del gruppo, ha a sorpresa rassegnato le dimissioni dalla società in contrasto con il suo fondatore.
Secondo Goldman, infatti il titolo è da vendere (“sell”) con un obiettivo di prezzo a 57,10 euro. Per la banca, il colosso che possiede catene di negozi come Sunglass Hut e LensCrafter (ma anche l’italiana Salmoiraghi & Viganò) va incontro ad anni bui proprio per colpa della sua capillare rete distributiva, che è la stessa che ha sostenuto finora la forza e l’oligopolio della società . “Il 58% dei ricavi del gruppo – scrivono gli esperti Usa – è realizzato dall’attività retail che coinvolge una rete di 7000 punti vendita e una minima penetrazione nell’e-commerce (che stimiamo pari ad appena il 2% dei ricavi di gruppo)”. Poi aggiungono: “Riteniamo che questo presenti un rischio per la crescita futura e per i margini†dato che le vendite online necessitano di investimenti da una parte, e offrono sconti rispetto
ai prezzi di negozi dall’altra. Questo rischio, secondo Goldman, limita la capacità di Luxottica di fare economie di scala riducendo le barriere di ingresso per operatori più piccoli e per nuovi marchi.
E così, nonostante la forte performance operativa e finanziaria nel corso degli ultimi dieci anni, “vediamo a rischio i multipli di Luxottica che indicano una valutazione già ottimale, soprattutto perché crediamo che il consenso non rifletta le preoccupazioni di medio termine”, avvertono gli analisti.