Investire in Titoli di Stato, d’ora in avanti sarà più complesso, in quanto bisognerà valutare le mosse di Politica Monetaria delle Banche Centrali.
In particolare il gruppo Axa, in una analisi valuta i vantaggi e svantaggi per ogni singola area geografica, spiegando che i rendimenti delle obbligazioni core sono quasi sul massimo di periodo piuttosto che vicino ai minimi, con la crescita degli yield che mostra il maggiore ottimismo sullo stato economico mondiale e le indecisioni sulla politica monetaria negli Stati Uniti. Ne consegue quindi un aumento della pressione nei mercati obbligazionari che rende sempre più complesse le decisioni di asset allocation. Ecco le previsioni di Axa Investment managers sui prossimi mesi.
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1) Inghilterra, sarà il Paese dove più forse si vedrà una salita dei tassi di interesse. nonostante la Banca d’Inghilterra sia consapevole di poter ottenere una disoccupazione inferiore al 7% senza dover aumentare i tassi. La possibilità di questo evento, imposto anche dalla apprensione de Governo per un boom del settore immobiliare, gli esperti ritengono sia del 60%.
2) Stati Uniti. C’è una possibilità del 10% solamente che la Fed faccia salire i tassi di interesse, ma la convinzione del 100% che la banca centrale americana faccia partire il tapering, fermando l’ampliamento del proprio stato patrimoniale verso la fine dell’anno. Eppure le preoccupazioni sugli Stati Uniti dipendono dalla difficoltà con cui la Fed sta ricercando di informare che il tapering non equivale a una stretta.
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3) Europa Nel 2014 le probabilità di una crescita dei tassi sono nulle, mentre c’è una possibilità del 70% di un altro taglio del costo del denaro e del 30-40% di un nuovo lancio di una forma di sostegno. E’ più possibile un altro Ltro piuttosto che a un quantitative easing, ma sicuramente la Bce agirà in un modo o nell’altro.
4) Giappone. C’è una eventualità pari a zero che la Bank of Japan termini il quantitative easing o aumenti i tassi di interesse. L’inflazione nel 2014 potrebbe registrare il 2% ma il Paese ha necessità di speranza sulla sostenibilità della crescita e dell’inflazione, oltre a quella sul rapporto tra debito e Pil.