Dopo i grandi scossoni della settimana scorsa, la dinamica dell’eurodollaro diviene sempre più affascinante e nel contempo incerta nel momento in cui si la lateralità del cambio permane e gli unici spunti operativi arrivano da fiammate repentine e circoscritte al brevissimo periodo. Non stiamo a ripercorrere naturalmente quanto concerne gli aspetti macroeconomici, dei quali però vanno estrapolati due elementi: il primo è che i depositi overnight delle banche presso la BCE sono diminuiti in maniera importante, dopo che Draghi ha comunicato un abbassamento del tasso in territorio negativo a -0,10% volto a disincentivare di fatto il parcheggio di liquidità e la ripartenza di flussi di credito all’interno del circuito interbancario.
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L’altro elemento, tutt’altro che di poco conto, è legato all’obbligazionario; nell’ambito dell’allocazione di portafoglio, storicamente i titoli di stato Usa (prendiamo i Treasury come riferimento) sono percepiti al medesimo livello dei titoli core dell’Eurozona in quanto il rating è molto simile spiega Davide Marone di DailyFx. Il punto però è che dal punto di vista dei rendimenti la forbice che è venuta creandosi è piuttosto rilevante, dal momento che il Treasury rende circa il 2,60% mentre il Bund meno dell’1,4% e quindi esattamente la metà . Non deve stupire se perciò si viene a creare una distorsione evidente dal momento che gli investitori a parità di rischio percepito vadano a preferire maggiori rendimenti, creando così estromissioni di euro e acquisto di dollari. Evidentemente questo gap piuttosto considerevole dovrebbe andare progressivamente a ridursi, pena effetti di squilibrio di lungo periodo.