Il debito pubblico, ormai è notizia risaputa e quasi quotidiana, è come una zavorra per l’Italia. L’Europa ci richiama a prestare attenzione al nostro debito, che limita anche le possibilità di investimenti e di crescita. La crisi del debito non riguarda però solo il nostro Paese; attanaglia anche l’Europa e diversi Paesi UE ed extra UE, fino ad arrivare al Giappone.
La crisi del debito non riguarda solo il debito pubblico, ma piuttosto e in primis il debito privato, stando a quanto affermato da Victor Costantio, vicepresidente della Bce. Il debito pubblico, quindi, emergerebbe dalla bolla dei debiti privati che fino al 2008 hanno interessato i Paesi della periferia dell’Eurozona, per poi esplodere nel 2009 e iniziare la crisi di questo periodo. La crisi del debito privato si è quindi allargata contaminando i singoli Stati. Questi, per salvare le banche intaccate dalla facile concessione del credito e dagli effetti dei titoli finanziari derivati, sono entrati nel circolo del debito pubblico. Una crisi, quindi, che somiglia nella sua genesi a quella dei mutui subprime scoppiata negli Stati Uniti. Una crisi di debito privato che si è ripercossa sul debito pubblico e si è risolta attraverso i fondi statali.
Per comprendere la crisi, quindi, è utile considerare sia il debito privato sia il debito pubblico. In questo senso, l’Italia non è il Paese più indebitato e nemmeno il Giappone. Al primo posto c’è il Portogallo con un debito complessivo che è circa il 400% del Pil. Il Giappone, che è il Paese con il più alto debito pubblico, ha un debito complessivo inferiore a quello del Portogallo. L’Italia è al decimo posto.