L'utile netto, considerando alcuni aggiustamenti della valutazione del debito e elementi non ricorrenti, nel terzo trimestre dell'anno è stato di 740 milioni di dollari, in calo del 52,4% in confronto al medesimo periodo del 2014.
Si chiude male il terzo trimestre del 2015 per il gruppo bancario americano Morgan Stanley, che fa registrare un evidente calo degli utili.
L’utile per azioni è sceso del 42% a 0,48 dollari, facendo peggio delle attese degli analisti, mentre i ricavi sono stati di 7,8 miliardi (-13%). Nei nove mesi al 30 settembre, il fatturato è stato di 27,4 miliardi di dollari (+3% rispetto allo stesso periodo del 2014), l’utile netto è stato di 4,9 miliardi, pressochè invariato, quando l’eps è pari a 2,51 dollari per azione (+1%).
L’utile netto, considerando alcuni aggiustamenti della valutazione del debito e elementi non ricorrenti, nel terzo trimestre dell’anno è stato di 740 milioni di dollari, in calo del 52,4% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, con l’Eps (utile per azione) pari a 0,34 dollari per azione, un dato inferiore alle attese degli analisti, che si aspettavano un Eps pari a 0,62-0,63 dollari per azione. Nel terzo trimestre del 2014 l’utile netto era stato di 1,3 miliardi di dollari e l’Eps di 0,64 dollari per azione. Sulla flessione di fatturato e utile hanno inciso il calo delle entrate del comparto obbligazionario e le perdite per gli investimenti nel private-equity in Asia.
Dopo Goldman Sachs e Jp Morgan Chase, Morgan Stanley è un’altra banca Usa ad accusare ricavi più deboli per il trading sull’obbligazionario a causa dei bassi tassi di interesse. A tenere in un periodo considerato difficile per la situazione internazionale dal management è stata la divisione wealth management, con performance soddisfacenti per l’azionario e l’investment banking. Oltre all’utile netto, anche il dato sui ricavi – pari a poco meno di 7,8 miliardi di dollari – è stato inferiore alle attese del mercato, che erano per un fatturato pari a 8,54 miliardi di dollari.