Nell'ultimo periodo tutti i più grandi economisti, tutti i principali organi istituzionali e tutte le più importanti organizzazioni internazionali..
Tutti, quindi, tranne uno, forse quello che ha maggiore credibilità . Stiamo parlando di Nouriel Roubini, economista e professore della New York University divenuto famoso per essere stato il primo ad aver previsto la crisi finanziaria che ha devastato l’economia mondiale.
Roubini, in particolare, ha spiegato che l’economia globale negli ultimi mesi ha toccato il fondo e che a partire dalla seconda metà del 2009 inizierà a riemergere dalla peggiore recessione degli ultimi decenni, ma questo secondo Roubini non significa affatto che la crisi è stata completamente debellata ma, al contrario, ci sono seri rischi di una ricaduta, ovvero di una seconda recessione.
Roubini ha spiegato il suo punto di vista nel corso di un intervista rilasciata al Financial Times affermando che nei prossimi mesi si andrà a verificare una crescita globale da lui stesso definita “anemica”. Nella maggior parte dei paesi, infatti, la leggera crescita del Pil è riconducibile alla ricostituzione delle scorte e quindi non ad un effettivo aumento della produzione industriale.
A questo poi bisogna aggiungere che non sarà facile uscire completamente dalla crisi per i paesi ancora caratterizzati da un forte calo dell’occupazione, per non parlare dell’azione dei governi che nel caso in cui decidono di contenere il deterioramento dei conti pubblici tagliando la spesa e aumentando le tasse corrono il rischio di compromettere ogni segnale di ripresa mentre, al contrario, se consentono la crescita dei deficit pubblici potrebbero far crescere l’inflazione, con conseguente aumento dei tassi di interesse e blocco della ripresa.
Secondo Roubini, quindi, il rischio di una seconda recessione per molti paesi è davvero molto alto.