Gli effetti della svalutazione secondo la società M&G.
Sono giorni particolari per quanto concerne la politica monetaria di Pechino. La Banca popolare cinese (Pboc) ha svalutato con tre interventi in rapida successione lo yuan del 4,65%. Secondo Anthony Doyle, responsabile Fixed Interest della società M&G Investments, vi saranno tre principali conseguenze nel medio periodo.
Esse riguardano tresaury, deflazione e potere di acquisto:
Treasury
Qualsiasi strategia finalizzata a indebolire la valuta cinese nei confronti del dollaro statunitense avrà probabilmente un effetto marginale rialzista per i Treasury, con conseguente riduzione dei rendimenti. Se lo yuan perde valore, la Cina avrà più dollari Usa da investire in Treasury attraverso l’accumulo di riserve estere, il che fa presagire un incremento della domanda. Tuttavia, in assenza di un declino sostenuto dello yuan nelle prossime settimane, questa mossa difficilmente avrà un impatto consistente sulla domanda di Treasury nel breve termine.
Deflazione
La svalutazione configurerà  una pressione al ribasso sui tassi d’inflazione già molto modesti nelle economie sviluppate. I prezzi all’importazione nelle economie sviluppate sono destinati a scendere, il che suggerisce prezzi alla produzione e al consumo più bassi. Una quantità significativa di beni prodotti in Cina e consumati in Occidente oggi costano meno e potrebbero diventare ancora più economici, determinando costi inferiori per i fattori di produzione e quindi potenzialmente prezzi al consumo più bassi.
Potere d’acquisto
La svalutazione dello yuan implicherà  un peggioramento del potere d’acquisto delle imprese e delle famiglie cinesi. Renderà inoltre più costose le materie prime, che sono per la maggior parte denominate in dollari Usa. Questo fa presagire un’ulteriore pressione al ribasso sui prezzi delle commodity e sui Paesi esportatori di materie prime, come Australia, Nuova Zelanda e Brasile.