L'azienda lombarda ha richiesto il rilascio del giudizio di ammissibilità alla quotazione a Borsa Italiana e ha depositato il documento di registrazione per l’approvazione presso la Consob.
Rhiag Group, tra i maggiori distributori B2B in Europa di una vasta gamma di componenti di ricambio per autovetture, veicoli commerciali e industriali nell’aftermarket indipendente, pensa allo sbarco in Borsa.
L’azienda lombarda ha richiesto il rilascio del giudizio di ammissibilità alla quotazione a Borsa Italiana e ha depositato il documento di registrazione per l’approvazione presso la Consob. Non si tratta della prima volta che Rhiag prova a quotarsi.
Il gruppo di Pero ci aveva gia’ provato tre anni fa, quando era ancora controllato dal fondo Alpha di Edoardo Lanzavecchia, tranne poi tirarsi indietro per le valutazioni ritenute inadeguate. In realta’, a quel tempo, per Rhiag era gia’ pronta una strada alternativa piu’ redditizia, visto che di li’ a poco la societa’ sarebbe stata venduta da Alpha ad Apax. Ora il private equity, con l’assistenza degli advisor Jp Morgan e Ubs, si sarebbe convinto di quotare Rhiag anche per le generose valutazioni nel settore delle aziende della componentistica auto, che (malgrado lo scandalo Volkswagen) continuano a quotare attorno a 10 volte l’Ebitda. A questi multipli Rhiag potrebbe valere circa un miliardo di euro.
Rhiag ha una lunga storia di buyout alle spalle. Venne acquisita da Cvc nel 1998 e passò ad Alpha Associates nel 2007. L’operatore paneuropeo, che in Italia è guidato da Edoardo Lanzavecchia, avviò il processo di quotazione nel 2011, ma, insoddisfatto dei numeri espressi dal mercato in una fase di turbolenza, decise di ritirare l’operazione all’ultimo giorno.
Nel 2013 Rhiag è passata sotto il controllo di Apax, che ha finanziato l’acquisizione con l’emissione di un bond ad alto rendimento da 415 milioni di euro, caricando la società di un debito netto pari a cinque volte l’Ebitda. Il bond è stato poi aumentato di ulteriori 50 milioni.