Le quotazioni dei principali indizi azionari europei e statunitensi sono molto vicine ai livelli immediatamente precedenti al fallimento..
Sia il Dow Jones che lo Stoxx 600 presentano infatti una variazione percentuale di circa 4 punti percentuali rispetto ai valori raggiunti nel corso dell’ultima seduta prima del fallimento di Lehman Brothers, una distanza questa che se riuscirà ad essere recuperata regalerà per il 2010 un potenziale di rialzo superiore al 10% per gli Stati Uniti e compreso tra il 5% e il 10% per l’Europa.
Da questo punto di vista però le opinioni degli esperti sono contrastanti, gli analisti si dividono infatti in due categorie. Alla prima appartengono quelli che vedono il 2010 come l’anno della ripresa, in cui titoli come Fiat, Volkswagen e Enel potrebbero salire oltre le aspettative. Si ritiene, infatti, che la vendita indiscriminata legata ai timori del crac del sistema finanziario sia del tutto superata e che d’ora in avanti le Borse mondiali saranno sostenute dagli utili aziendali e dal livello piuttosto basso dei tassi di interesse, che rende molto conveniente l’investimento in azioni.
Al contrario c’è chi invece invita a mantenere la calma, prevedendo una ripresa molto più lenta del previsto. Tra questi figura John Greenwood, economista di Invesco, che ha ipotizzato un periodo di cinque anni per il totale assorbimento dei danni causati dalla crisi.
Altri timori arrivano dalla crisi scatenata dal debito greco, a sottolineare questo aspetto è stato soprattutto Davide Pasquali, presidente di Pharus Sicav, che nonostante questo ha però mostrato un certo ottimismo alla luce di un possibile effetto di trascinamento sulle borse europee dovuto alla forte crescita economica asiatica e alla ripresa statunitense.