Scatta il 'panic selling' in Cina. Investitori sempre più preoccupati.
La nuova discesa del petrolio torna a mettere sotto pressione i listini mondiali, a partire da quelli asiatici, mentre quelli europei riescono a riavvicinare la linea di galleggiamento dopo un’apertura in profondo ribasso.
La Borsa di Shanghai ha terminato in calo del 6,42% a 2.750 punti, portando l’intero paniere asiatico a invertire la rotta dopo due giorni di recuperi. Gli investitori vedono il crollo del greggio al pari do un segnale del rallentamento dell’economia mondiale e del peggioramento dei mercati emergenti. Per tale ragione, nel complesso l’umore dei mercati è in peggioramento.
La sua analisi è confermata dai dati: erano tre anni che non si verificava una simile correlazione tra andamento del barile e delle azioni. In ripresa i listini europei: Milano gira in positivo dello 0,3%, con le banche comeMps sull’ottovolante. Attardate, ma in recupero, le altre Borse europee: Parigicede lo 0,4%, Londra lo 0,7% e Francoforte lo 0,4%. L’indice Eursotxx 50 arretra dello 0,3%.
Dopo aver recuperato quota 32 dollari solo 24 ore fa, il petrolio è tornato a infrangere al ribasso i 30 dollari: il barile Wti è a 29,8 dollari, il Brent a 29,9 dollari. In Cina è così partito un “panic selling”, nonostante la Banca centrale cinese abbia iniettato circa 62 miliardi di dollari nel sistema finanziario attraverso meccanismi di finanziamento a breve termine per evitare una possibile crisi di liquidità a ridosso delle festività per il capodanno lunare. Oltre alla debolezza del greggio, anche la chiusura al ribasso di Wall Street e l’attesa per l’inizio delle festività cinesi hanno spinto gli investitori alle vendite. E’ andata ancora peggio a Shenzhen, che ha ceduto il 6,96%. La Borsa di Tokyo non è sfuggita alle vendite e ha chiuso a -2,75%: l’inizio dell’anno alla Piazza nipponica è il peggiore dal 1949.