Recessione sempre più grave e moneta sempre più giù contro il dollaro.
Venezuela sempre più in difficoltà . Il bolivar è precipitato oltre quota 600 verso il dollaro americano, nella giornata di giovedì, appena una settimana dopo aver infranto la quota di 500. Il cambio è arrivato in particolare a 616 bolivar per 1 dollaro, secondo gli scambi di moneta che si tengono presso il confine colombiano.
Bloomberg ricorda che la pesante recessione e il crollo dei prezzi del petrolio hanno impedito al Paese – membro dell’Opec e che dipende proprio dall’oro nero – di mantenere in equilibrio il sistema di approvvigionamento di dollari, che si basa su un complesso sistema tripartito. Ora, il cambio non ufficiale è quasi 100 volte più debole rispetto a quello ufficiale, per il quale per comprare 1 dollaro bastano 6,3 bolivar.
La popolazione, però, sente il tracollo del 72 per cento del valore del bolivar sul mercato parallelo, che si traduce in una fortissima riduzione del potere d’acquisto. Un malanno che si affianca all’inflazione galoppante: ora si calcola che un salario minimo mensile vale 12 dollari, mentre la banconota di maggior valore in circolazione – quella da 100 bolivar – basta appena per comprare un caffè.
Secondo i critici del governo Maduro, l’inazione e l’incapacità di controllare questa crisi non faranno che avvitare ulteriormente la spirale di recessione. Ma secondo il presidente, le informazioni che emergono da portali come DolarToday sono parte di un piano della destra per spazzare via il suo governo attraverso una guerra economica. Accusa il sito di manipolare il cambio per generare malcontento presso la popolazione, nei suoi confronti. L’analista Luis Vincente Leon commenta a Reuters che in effetti “il mercato nero non è trasparente e le transazioni non possono essere monitorate in maniera oggettiva. Ciò lo rende aperto alle manipolazioni. L’unico modo per uscire da questa situazione sarebbe aprire il mercato valutario”, rompendo i lacci che ora lo imbrigliano.