Grazie alla recente vittoria alle elezioni politiche del Regno Unito del partito conservatore ci saranno altri margini di miglioramento.
L’indice del mercato azionario del londinese Ftse 100 da inizio 2015 a metà maggio ha registrato un guadagno che sfiora il 7,3 per cento.
Ma le buone notizie non finiscono qui perché ora, grazie alla recente vittoria alle elezioni politiche del Regno Unito del partito conservatore del premier David Cameron, che viene in questo confermato, esperti di mercato e addetti ai lavori si domandano se la Borsa avrà ancora margini di miglioramento.
Il parere degli analisti?
Ci aspettiamo che gli investitori tornino a guardare alla Gran Bretagna dopo aver preso le distanze dalla Borsa di Londra nei mesi passati, ora che l’incognita elettorale è ormai alle spalle. Prima delle elezioni si prospettava che, in caso di vittoria, il partito laburista avrebbe aumentato la tassazione sulle banche e forse anche introdotto un limite massimo alla quota di mercato degli istituti retail. Non sorprende che il settore bancario stia registrando un andamento positivo in Borsa dopo la vittoria del partito conservatore.
Tuttavia, secondo l’esperto di Newton, l’incertezza sull’andamento della crescita economica globale e sulle distorsioni di lungo periodo causate dagli stimoli monetari ci spingono ad adottare un outlook ancora prudente sull’azionario britannico.
Malgrado le attese, il partito conservatore ha vinto le elezioni nel Regno Unito. La reazione del mercato finora mostra allo stesso tempo sorpresa e sollievo, dato che il risultato elettorale rimuove in un solo colpo tutta l’incertezza politica nel breve termine. Per i mercati questo risultato significa non solo rimozione dell’incertezza politica nel breve termine, ma anche prosecuzione del consolidamento fiscale e governo pro-business. L’azionario – aggiunge Street – sarà probabilmente il principale beneficiario di questo risultato elettorale. Finora quest’anno il Ftse 100 ha sottoperformato l’Europa (tranne il Regno Unito) in termini di valuta locale di oltre il 13% e potremmo assistere a una riduzione del divario.