Il celebre brand di calzature di lusso pronta all'Ipo dopo che un'azionista ha deciso di vendere il suo pacchetto. Nulla di nuovo sul fronte dell'emissione di nuovi titoli.
Jimmy Choo, celebre griffe legata all’universo delle calzature di lusso, ha confermato ufficialmente che stamane avvierà l’Ipo sul listino londinese. La società quoterà il 25% del proprio capitale, successivamente alla decisione da parte dell’azionista Jab Holdings di cedere il suo pacchetto azionario.Questa mattina, dunque, partirà la quotazione a Londra. Non sono previste, invece, emissioni di nuovi titoli. La valutazione della società si aggira intorno ai 700 milioni di sterline (1,14 miliardi di euro) per questa operazione. Londra, dunque, vedrà ‘sfilare’ Jimmy Choo, che ufficialmente entra tra i brand più prestigiosi ad essere quotati al pari di celebri competitor italiani quali ad esempio Salvatore Ferragamo.
Queste le parole dell’amministratore delegato Pierre Denis:
Il nostro futuro da public company potrà solo accrescere la nostra reputazione e migliorare il posizionamento in questo settore.
Jimmy Choo è una griffe storica. Fondata nel 1996 dall’imprenditrice Tamara Mellon, inizia il suo cammino puntando sulle doti di un calzolaio della Malesia che porta lo stesso nome del brand. Un artigiano che grazie alle doti della Mellon è diventato una stella nel firmamento delle scarpe. Prima Jimmy Choo e poi Tamara Mellon (il primo nel 2001 e la seconda a dieci anni di distanza) hanno lasciato la società , attualmente guidata da Dennis. Il direttore creativo è Sandra Choi, nipote del celebre calzolaio.
Nel 2011, dopo l’uscita della Mellon, Labelux (che detiene anche marchi quali Belstaff, Zagliani e Bally nel suo portafoglio) ha rilevato per circa 525 milioni di euro il brand, per mezzo da Towerbrook. La cifra pagata per la rilevazione è superiore 2,7 volte a quella che il fondo di private equity inglese pagò quattro anni prima per acquisire l’83% di Jimmy Choo (185 milioni di sterline). Inoltre la cifra era 3,3 volte superiore ai ricavi dell’anno precedente all’ultimo ‘passaggio di consegne’.
La nuova società di controllo ha operato in maniera molto positiva a livello mondiale, elevando del 30% la produzione del brand. Un brand che, peraltro, punta molto sul ‘Made in Italy’ per la cura dei propri prodotti.
Attualmente, l’azienda ha 150 negozi dislocati in 32 Paesi. Partita producendo scarpe, ora ha ampliato il suo core business realizzando profumi, occhiali, borse e accessori di pelle.