Il timore della Grexit spaventa ancora i mercati.
Ancora un nulla di fatto a Bruxelles nelle trattative tra la Grecia e i creditori internazionali. Per questo, la settimana si inizia con le vendite sulle Borse del Vecchio continente, che ormai da sette giorni registrano sedute deludenti frenate dal timore di un’uscita di Atene dall’Eurozona.
D’altra parte anche per i falchi della Bundesbank, una Grexit avrebbe “un impatto impossibile da quantificare”. A spaventare gli investitori è soprattutto l’incertezza che aleggia sulle trattativa. Il governo Tsipras resta fermo sulle sue posizioni definendo “irrazionali” le richieste dei creditori, soprattutto in termini di tagli alle pensioni e di avanzo primario; la Germania replica: “Non ci faremo ricattare da Atene”.
Lo stallo quindi prosegue in attesa del vertice dell’Eurogruppo di giovedì prossimo. Il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker resta ottimista convinto che “un accordo entro fine mese resta possibile”, mentre il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, avverte: “Qualcuno potrebbe presto dire game over”. A fine mese, infatti, Atene è chiamata a rimborsare 1,6 miliardi di euro al Fmi e in questo momento le casse dello Stato sono vuote. Il Fondo monetario internazionale, però, è tornato a chiedere “scelte difficili” alla Grecia e ai creditori internazionali che dovrebbero accettare “rimborsi più lunghi a tassi più bassi”, in sostanza la ristrutturazione del debito chiesta dal governo Tsipras.
A Milano Piazza Affari amplia le perdite nel pomeriggio e chiude in calo del 2,4%, facendo peggio degli altri mercati del Vecchio continente: Francoforte termina gli scambi in rosso dell’1,81%, Parigi lima l’1,71% e Londra l’1,07%. Pesante Atene, con l’indice ellenico che chiude in rosso del 4,68%. Sul listino milanese soffre maggiormente il comparto bancario, anche perché l’impasse greca riporta pressione sui titoli di Stato: lo spread con i Bund tedeschi sale in area 150 punti base con un rendimento dei Btp intorno al 2,3%, inferiore comunque a quello dei Bonos spagnoli salito al 2,35% e dei titoli sloveni che a lungo sono stati ritenuti più sicuri di quelli italiani.