Cosa succederà nel 2015?
Un altro anno è iniziato e, dopo le grandi rinunce e le Ipo portate a termine durante il 2014, inevitabilmente si parla di società e di Piazza Affari. Cambierà qualcosa? O assisteremo all’ennesimo mancato tentativo di investimento da parte delle imprese che erano sul punto di quotarsi?
La Borsa offre numerosi vantaggi allo standing aziendale. Vantaggi che vanno sfruttati per ‘patrimonializzare’ una società e configurare una reale alternativa al canale bancario.
Ma sono indubbi anche gli svantaggi, o meglio, gli ostacoli. Le Pmi sanno che i costi e gli adempimenti per arrivare sul listino sono tanti. Tra una piccola media impresa che punta all’Aim e una azienda medio-grande che punta all’Mta, variano di gran lunga alcuni criteri: impegno, tempo, denaro.
In particolare, il Mercato telematico azionario richiede specifici requisiti. Tra questi menzioniamo l’avere adottato principi contabili internazionali. In più occorre presentare i bilanci consolidati durante gli ultimi tre esercizi, eccetto il caso in cui gli emittenti non hanno ancora pubblicato un bilancio annuale. È necessario, inoltre, seguire il codice di autodisciplina presentato da Borsa Italiana. Esso prevede norme per la corporate governance, come per esempio avere consiglieri indipendenti e un comitato interno di controllo.
Bisogna poi adeguarsi agli adempimenti in tema di pubblicazione dei conti, con l’obbligo di annunciare le trimestrali entro 45 giorni dalla chiusura del trimestre e la semestrale entro sessanta giorni. Il bilancio annuale, invece, va presentato entro centoventi giorni. In conclusione, l’azienda deve avere una capitalizzazione prevedibile di quaranta milioni di euro e almeno il 25% di flottante. In altri termini, l’azienda deve mettere sul mercato almeno un quarto del suo capitale sociale.
Questi sono i motivi per i quali sono numerose le aziende, soprattutto piccole, che desistono e scelgono di rinunciare alla quotazione in borsa.