Guardando la situazione nell'ottica dei mercati, il quadro macroeconomico è in via di miglioramento.
Un’altra giornata cruciale sul fronte greco e su quello europeo dal punto di vista finanziario. I mercati del Vecchio continente sono fiduciosi sul via libera del Parlamento greco al pacchetto di riforme stabilito dall’Unione europea al fine di determinare l’ingresso al terzo piano di salvataggio di Atene.
Le riforme hanno diviso in due la maggioranza di governo, tuttavia il primo ministro Alexis Tsipras può contare sui voti dell’opposizione. Il premier confida anche nel sostegno del Fmi, che definisce il debito di Atene “insostenibile” e minaccia di non partecipare al salvataggio del Paese senza un sostanzioso taglio dell’esposizione ellenica. Dalla Commissione Ue, invece, emerge un documento per il quale sarebbe sufficiente un riscadenziamento del debito, ma senza haircut. Bruxelles sarebbe comunque pronta a far partire il finanziamento ponte da 7 miliardi per Atene, se le riforme verranno prontamente approvate.
Guardando la situazione nell’ottica dei mercati, il quadro macroeconomico è in via di miglioramento. E dopo la pace nucleare siglata con l’Iran, gli addetti ai lavori tirano un sospiro di sollievo guardando all’economia cinese che è cresciuta al tasso del 7% nel secondo trimestre, senza variazioni rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Una buona notizia a fronte del recente crollo dei mercati asiatici che rischiava di far deragliare i piani di Pechino, che sta cercando di pilotare il passaggio da un’economia trainata dalle esportazioni e dagli investimenti ad una nella quale abbia un ruolo più rilevante il consumo. Da novembre, la Banca centrale ha tagliato per quattro volte i tassi d’interesse nel tentativo di stimolare un’economia in rallentamento. “Le fondamenta della stabilizzazione dell’economia cinese deve essere consolidata”, ha affermato il portavoce dell’Ufficio centrale di statistica Sheng Laiyun commentando i dati.
A Milano, Piazza Affari avanza dell’1%, Londra è invariata, Francoforte eParigi salgono dello 0,2%. Lo spread è in calo in area 115 punti base con i Btp a 10 anni che rendono il 2%, poco meno degli omologhi Bonos spagnoli. L’euro è stabile a 1,102 dollari e 136 yen. Alla vigilia la moneta unica era scivolata sotto 1,10 dollari (1,0973) per poi portarsi a 1,1008 alla chiusura di Wall Street. La Germania ha tenuto un’asta di Bund che è andata tecnicamente “scoperta”: su un target massimo di offerta da 5 miliardi ha ricevuto richieste per meno di 4,5 miliardi. Alla fine ha piazzato circa 4 miliardi di titoli decennali, allo 0,88% (massimo da ottobre).