Sopaf a rischio crack. La società finanziaria dei fatelli Magnoni sta cercando di arrivare disperatamente alla richiesta di concordato, proprio nel giorno in cui entra in vigore la nuova legge fallimentare
Sopaf a rischio crack. La società finanziaria dei fatelli Magnoni sta cercando di arrivare disperatamente alla richiesta di concordato, proprio nel giorno in cui entra in vigore la nuova legge fallimentare. La società è una delle realtà storiche di Piazza Affari, fondata trent’anni fa da Jody Vender, un decano del settore del private equity. Dal 2005 Sopaf è nelle mani della famiglia Magnoni, che sta provando a salvare la società d’investimenti con l’assistenza dello studio legale Testa & Associati.
I Magnoni stanno cercando un accordo con le banche per arrivare all’ammissione del concordato preventivo. Si sta cercando di capire se è ancora possibile la continuità aziendale, con la società che si riserva di determinare se il concordato che verrà proposto sarà in continuità o liquidatorio. La data critica è senza dubbio quella del 18 settembre prossimo, quando è prevista l’assemblea della società . All’ordine del giorno ci sarà la scelta della nomina dei liquidatori o di una strada alternativa.
Giorgio Magnoni punta alla continuità aziendale, ma urge trovare in fretta un cavaliere bianco disposto a risollevare dalle ceneri la storica realtà di Piazza Affari. Con la nuova normativa, a seguito della richiesta di concordato, Sopaf avrà tempo qualche mese per presentare il nuovo piano industriale al Tribunale fallimentare. Ma a quel punto si arriverebbe forzosamente ad una fusione o ad un’altra tipologia di operazione straordinaria sul capitale.
Chi salverà Sopaf? Secondo indiscrezioni di stampa, starebbero esaminando il dossier due fondi di private equity, ovvero Atlantis Capital e Methorios Capital. Sopaf rischio il fallimento a causa di alcuni affari sbagliati negli ulttimi anni, come l’investimento in Banca Network che è già finita in liquidazione senza nemmeno rimborsare i propri correntisti. Sopaf oggi capitalizza appena tre milioni di euro, mentre negli anni ’90 valeva 300 milioni.