Seat PG a un passo dal default secondo S&P

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Secondo l’agenzia di rating Standard & Poor’s il rischio di finire in default per Seat Pagine Gialle si fa sempre più concreto

Secondo l’agenzia di rating Standard & Poor’s il rischio di finire in default per Seat Pagine Gialle si fa sempre più concreto. La decisione del consiglio di amministrazione della società delle directories di sospendere il pagamento degli interessi sul debito ha generato un fuggi fuggi dal titolo, che in tre giorni ha perso più del 77%. Venerdì le azioni Seat Pagine Gialle hanno evidenziato un nuovo tonfo del 23,08% a 0,002 euro. S&P ha tagliato il rating a “SD” (selective default) da “CC” sui bond da 750 e 65 milioni in scadenza nel 2017.

Secondo l’agenzia di rating le possibilità che la società possa rimborsare questo debito sono diminuite ad un tasso di recupero compreso tra il 50% e il 70%. Per quanto riguarda, invece, i titoli senior secured facilities da 686 milioni di euro, il giudizio resta a “CC”. L’agenzia di rating ritiene che il ritardo di un pagamento equivale a un fallimento se si protrae per almeno cinque giorni lavorativi.

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S&P si prepara a dichiare in default Seat Pagine Gialle se la società non sarà in grado di rimborsare il debito entro mercoledì 6 febbraio 2013. Ad ogni modo sembra quasi impossibile che ciò possa avvenire, alla luce delle recenti considerazioni fatte dal consiglio di amministrazione di Seat che ha preferito sospendere il pagamento delle cedole sui bond in attesa di una verifica più approfondità sulla sostenibilità della posizione finanziaria, che a fine dicembre 2012 era di 1,327 miliardi.

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Inoltre, la società vuole valutare anche le stime sul cash flow al 2015, alla luce della grave crisi del mercato pubblicitario in Italia. In borsa il valore delle azioni tende verso lo zero, mentre gli scambi sono ormai a circa tre volte la media mensile a quasi un miliardi di titoli. Gli azionisti continuano a soffrire, dopo essere stati penalizzati in lungo e largo nel 2012 a seguito della ristrutturazione del debito, tagliato di circa 1,3 miliardi di euro.

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