Il titolo Mediaset ha chiuso la seduta di ieri in borsa con un rialzo del 5,17% a 1,912 euro, sui massimi delle ultime due settimane. A dare slancio al titolo è senza dubbio la speculazione pre-elettorale
Il titolo Mediaset ha chiuso la seduta di ieri in borsa con un rialzo del 5,17% a 1,912 euro, sui massimi delle ultime due settimane. A dare slancio al titolo è senza dubbio la speculazione pre-elettorale, che potrebbe accentuarsi questa settimana soprattutto grazie al deciso recupero nei sondaggi della coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi che è riuscito a ridurre a pochi punti il gap con il centro-sinistra di Bersani. Molti hedge fund, in precedenza short sul titolo, stanno chiudendo le loro posizioni in scia a una possibile affermazione di Berlusconi in questa tornata elettorale.
Tuttavia, non è solo la speculazione sulle elezioni e le ricoperture degli hedge fund a far salire il titolo. C’è chi scommette infatti su una imminente operazione straordinaria, che Silvio Berlusconi potrebbe annunciare a fine campagna elettorale come notizia-bomba. Si parla molto della possibilità della costituzione di un blind-trust per le sue proprietà o addirittura la vendita di una quota di Mediaset per evitare nuove polemiche sul conflitto di interessi.
â–º MEDIASET +50% IN BORSA IN DUE MESI SU SPECULAZIONI POLITICHE
Le banche d’affari ritengono che quest’ultima ipotesi non sia affatto da scartare, ma al momento non ci sono altre indicazioni o rumors di cui tener conto. Ecco perché il titolo in borsa mantiene un’impostazione tecnica positiva, con un valore giudicato dagli analisti superiore al fair value assegnato dalle principali banche di investimento e broker internazionali (in media tra 1,5 euro e 1,6 euro).
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Non sono gli aspetti fondamentali a sostenere la quotazione del titolo Mediaset in borsa, ma solo speculazioni legate alla politica e a operazioni extra-finanziarie. Infatti, la società di Cologno Monzese chiuderà il 2012 con il suo primo rosso della storia (per oltre 40 milioni) e soffrirà ancora la debolezza del mercato pubblicitario.