Chiuso il capitolo del riassetto Edison ora l’attenzione delle banche si è spostata sulla situazione debitoria dell’utility lombarda A2A, nata il primo gennaio 2008 a seguito della fusione di Aem Milano, Asm Brescia e Amsa Milano
Il dossier A2A tende a rivedere la fisionomia del debito della multiutility lombarda, ispirandosi al modello di Enel. Ciò vuol dire che l’enorme debito dovrà essere finanziato con meno prestiti e più emissioni obbligazionarie. Per ora si tratta soltanto di un’idea, ma quasi certamente sarà la strada da seguire per il futuro. Il direttore generale Renato Ravanelli sta studiando le modalità più interessanti per riscadenziare il debito, anche se non ci sono scadenze immediate.
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Il problema dell’indebitamento sarà ancor più pressante, visto che dopo l’incorporazione di Edipower la multiutility sfiorerà i 5 miliardi di euro di debito. Attualmente il debito del gruppo controllato dai comuni di Milano e Brescia è diviso tra bond per 2,3 miliardi di prestiti obbligazionari e linee di credito per 2 miliardi (tirate solo per 1,5). Per i bond la prima scadenza di rimborso è al 2014, mentre gli 1,5 miliardi di debito bancario sono sminuzzati tra decine di banche con linee di credito di 100-150 milioni ciascuna.
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Si tratta di una struttura debitoria poco efficiente e da rivedere al più presto. Ispirandosi al modello di Enel, la multiutility – che si appresta a diventare il secondo più grande operatore elettrico italiano – mostrerebbe più trasparenza anche nei confronti delle agenzie di rating. Pochi giorni fa Moody’s ha bocciato A2A al livello Baa2. Stamattina il titolo in borsa sale dell’1,4% sopra quota 0,48 euro.