Il gigante americano si prepara a stringere ulteriormente la cinghia, tagliando costi per altri 10 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni.
Quando le condizioni sono sfavorevoli è necessario intervenire, a tutti i costi per riequilibrare una situazione che rischia di precipitare.
E’ ciò che si sta verificando in casa Procter & Gamble, adesso che i consumi globali stanno rimanendo già da qualche tempo fermi al palo. L’inflazione, dal canto suo, non riparte. E la ripresa perde quindi slancio. A farne le spese sono anche i colossi mondiali come la celebre multinazionale che in Italia commercializza decine di prodotti (da Gilette a Mastrolindo, dalle Pringles al dentifricio Az). Il gigante americano si prepara di conseguenza a stringere ulteriormente la cinghia, tagliando costi per altri 10 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni.
L’annuncio è arrivato dalla prima uscita pubblica dell’amministratore delegato David Taylor, in carica dallo scorso novembre, che mira a rendere più agili le attività del gruppo e a fare salire di gran lunga le vendite. Per il gruppo il momento resta complicato: i nuovi tagli, infatti, si vanno ad aggiungere a quelli per 7 miliardi già effettuati dal 2012, anno in cui era stato annunciato un piano di riduzione delle spese da 10 miliardi.
L’obiettivo del manager è quello di rividere l’intero sistema manifatturiero e distributivo. In particolare, le fabbriche non si concentreranno più su un solo prodotto e saranno aggiunti sei nuovi centri per la distribuzione, che contribuiranno a ridurre
i costi e ad aumentare l’efficienza delle consegne. Taylor ha ammesso che P&G non ha fatto sempre bene come avrebbe dovuto, anche sul mercato cinese dove ha avuto difficoltà : “Sappiamo che non abbiamo avuto i risultati sperati, dobbiamo alzare l’asticella”.