Dal Vaticano lezioni di economia

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Nella giornata di ieri si è tenuta nella sede milanese dell’Università Cattolica, in una’Aula Magna gremita e tirata a lucido, l’inaugurazione dell’Anno Accademico, a cui ha presenziato il Ministro del Tesoro Tremonti. Non prestando attenzione alla manifestazione che si teneva negli stessi minuti al di fuori dell’ateneo, a cui vi ha preso parte anche il Nobel Dario Fo, l’On. Tremonti ha enucleato le proprie idee sull’attuale crisi, paragonandola ad un videogioco in cui esistono vari livelli da passare, ognuno col proprio mostro, e in questo caso gli avversari sarebbero carte di credito, bancarotte delle società, ed infine, last but absolutely not least, i derivati.

Il Ministro della Repubblica trova inoltre un profeta dell’attuale crisi, identificandolo in colui che oggi è Papa, ma che nel 1985 scrisse “Church and Economy” in cui era teorizzato il collasso del mercato e l’implosione dell’economia su se stessa.


Ma a proposito di Chiesa ed Economia, quanto spende lo Stato italiano ogni anno a favore della Santa Sede e per i suoi seguaci?
Dal resoconto della CEI riguardo l’anno 2004, sul totale di circa 1 miliardo di Euro derivanti dall’8×1000, il 34% è stato usato per il sostentamento del clero,il 46% per esigenze di culto ed il restante 20% per opere di carità.

Ma dal nostro Stato esce un altro miliardo così ripartito: 478 milioni per gli insegnanti di religione, 258 per le scuole cattoliche, 44 per le cinque università cattoliche, 22 per i servizi idrici del Vaticano a carico del Comune di Roma, 19 per l’assunzione a tempo indeterminato sempre degli insegnanti di religione, 18 per rimborsare gli iscritti a scuole cattoliche, 9 per ristrutturazioni di edifici religiosi, 8 per i cappellani militari, etc.


Inoltre ogni anno lo Stato rinuncia ad incassare altri 6 miliardi di Euro a causa degli sgravi fiscali concessi alla Santa Sede. Difatti esistono oltre 59.000 enti ecclesiastici, i quali possiedono circa 90.000 immobili, per un patrimonio totale supposto di 30 miliardi.

Ed ecco che essendo qualunque proprietà immobile detassata, e non dovendo pagare nessuna imposta sulle persone fisiche, il Vaticano non versa nelle casse dell’erario italiano una somma che basterebbe a salvare e risollevare aziende come Alitalia, FIAT, Parmalat e tante altre.

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