L'istituto comunica i risultati di bilancio, con un utile netto che supera le aspettative.
Mancavano soltanto i risultati di bilancio di Morgan Stanley per avere un quadro completo sulla salute dei grandi colossi bancari americani. Ora, i risultati sono arrivati e la banca in questione sta a dir poco benissimo.
Superando tutte le aspettative, Morgan Stanley ha fatto registrare un balzo dell’utile netto pari all’83% ovvero a 1,71 miliardi di dollari. In sostenza, con un rialzo del genere si va dai 45 centesimi per azione dello scorso anno a un utile a 84 centesimi per azione di quest’anno. Le previsioni davano l’utile singolo a 56 centesimi.
La buona notizia è che sale anche il fatturato, a 8.907 miliardi ovvero del 12%. L’anno scorso era fermo a 7,95 miliardi. Le aspettative, per l’aumento, si fermavano agli 8,17 miliardi.A cosa si deve questo exploit della Banca? Presto detto secondo gli esperti:
A fare da traino sono state le attività di trading, investment banking e gestione patrimoniale. Nel dettaglio, la divisione di gestione patrimoniale ha visto salire il fatturato dell’8,7% a 3,78 miliardi di dollari rispetto all’anno precedente e dell’1,9% rispetto al secondo trimestre. L’area di investment banking ha generato un fatturato di 392 milioni di dollari, dai 275 milioni dell’anno scorso, mentre il giro d’affari generato dalla sottoscrizione di titoli è salito da 236 a 464 milioni di dollari e quello legato alla sottoscrizione di debito è rimasto invariato a 484 milioni. Anche i ricavi da negoziazione su titoli azionari, una delle maggiori fonti di profitto per la banca, sono cresciuti del 4,3% a 1,78 miliardi dollari, un livello superiore agli 1,6 miliardi registrati da Goldman Sachs. Infine, il fatturato delle divisioni che si occupano di trading di asset a reddito fisso, valute e materie prime è aumentato del 19% a 997 milioni di dollari, grazie soprattutto ai tassi di cambio favorevoli e ai prodotti cartolarizzati, che hanno bilanciato il calo dei prodotti legati a materie prime.
La banca ha anche tratto vantaggio da un beneficio fiscale pari a 12 centesimi per azione, ma nel complesso i buoni conti sono il risultato del lavoro del presidente e amministratore delegato, James Gorman, che ha cercato di rendere l’istituto più stabile dopo la crisi finanziaria successiva al fallimento di Lehman Brothers. Gorman è riuscito ad arginare l’imprevedibilità delle negoziazioni sull’obbligazionario e, soprattutto, ha puntato tutto sul rafforzamento delle attività di gestione patrimoniale.