Le prossime mosse dell'Eurotower in attesa del Qe.
Titoli pubblici. In attesa dell’annuncio del Quantitative easing, previsto per il prossimo 22 gennaio, la Bce ha programmato l’acquisto di 500 miliardi.
Gli oppositori del provvedimento previsto sarebbero intenzionati ad accettare una somma più alta a patto che il rischio, almeno di una parte degli acquisti, non venga assunto dalla Bce nel suo bilancio, ma rimanga alle banche centrali nazionali. Un punto cruciale, stando a molti: la mancata condivisione del rischio metterebbe in crisi l’idea stessa di unione monetaria, secondo l’economista Paul de Grauwe, della London School of Economics.
L’idea che il Qe sia un’esigenza si sta facendo strada nel consiglio soprattutto successivamente alla pubblicazione del dato dell’inflazione di dicembre, negativo per la prima volta da oltre cinque anni, e l’aspettativa diffusa che l’inflazione possa restare sotto zero per buona parte dell’anno.
Così gli esperti:
Il consiglio non ha finora preso alcuna decisione. Resta incerto sia il volume degli acquisti (che potrebbero essere integrati da quelli di titoli di enti europei, come Ue, Bei, Efsf e Esm, e da obbligazioni societarie) e il tempo di attuazione. Se realizzato in un solo anno, l’importo di 500 miliardi di euro vorrebbe dire oltre 40 miliardi al mese, che, sommato alle operazioni su obbligazioni bancarie garantite e titoli cartolarizzati (Abs) già in corso, costituirebbe un intervento non lontano da quelli della Federal Reserve americana. Diluito su due anni, invece lo stesso importo sarebbe insufficiente, secondo le valutazioni di mercato. La Bce ha l’opzione di dichiarare un importo complessivo oppure un importo mensile. È meno probabile che dichiari volumi e tempi illimitati, date le possibili controversie legali, come quelle già sollevate contro l’Omt.