Le mosse di Intesa, le decisioni di Renzi e i prossimi accadimenti nel sistema bancario favoriscono incredibilmente il titolo senese.
Quelli alle porte saranno a tutti gli effetti mesi turbolenti per il sistema bancario italiano il quale si appresta a cambiare rapidamente il proprio volto, con buona pace di titoli e gruppi del calibro di Mps.
Il Monte dei Paschi, sostengono gli esperti, potrebbe essere infatti una pedina decisiva del risiko. Non solo perché il governo Renzi è entrato con decisione in cabina di regia («Bisogna accelerare sulle fusioni», ha detto senza mezzi termini il premier), ma anche perché gli accadimenti borsistici delle scorse settimane hanno suonato la sveglia per il sistema.
Nella giornata di ieri, venerdì 29 gennaio, si è espresso con chiarezza anche il numero uno di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli:
Oggi ci sono due grandi gruppi bancari e, se se ne creasse un terzo, non potrei che vederlo con favore.
Parole in cui è facile ravvisare un riferimento alle grandi manovre in corso sull’asse Milano-Bergamo-Siena. Si sa infatti che, per mettere in sicurezza Mps, al Tesoro converrebbe giocare la carta Ubi Banca , visto che il gruppo lombardo ha le spalle abbastanza larghe per sostenere l’aggregazione. Certamente, se Ubi si fosse prima fusa con un’altra banca (ad esempio Bpm), la dotazione patrimoniale sarebbe stata ancora più forte e solida, ma anche così i numeri sono sufficienti per condurre in porto l’operazione in condizioni di sicurezza.
Scenari a parte, occorre fare una premessa generale su Mps. La banca senese non è più l’appestata del credito italiano. Anche se la borsa continua a prendere periodicamente di mira il gruppo senese, il preconsuntivo presentato giovedì 28 fotografa problemi comuni a molte banche ma anche potenzialità che potrebbero interessare ai futuri partner.