Mps archivia in rosso il primo semestre 2013. Costosissima, con una valanga di crediti deteriorati (un’esposizione pari a 19 miliardi di euro, equivalente a 13,8 punti percentuali rispetto al totale degli impieghi verso i clienti) e in continua perdita, la situazione dell’istituto è tutt’altro che incoraggiante. Ad aggravare ulteriormente lo scenario, e a minare il già precario equilibrio della banca senese, c’è il prestito dello stato, di cui MPS ha beneficiato allinizio dell’anno (per un ammontare di 4,1 miliardi di euro) e che pesa ormai come un macigno. I cosiddetti Monti Bond dovranno infatti essere presto convertiti in azioni. MPS , secondo i dati diffusi in un comunicato al termine del Cda del gruppo e relativi ai risultati trimestrali 2013, ha registrato una perdita netta pari a 380 milioni di euro, di cui 100 milioni nel primo trimestre e 280 milioni nel secondo. Le previsioni stimavano una perdita di 149 milioni nei primi tre mesi dell’anno e di 249 milioni nel secondo trimestre. Il dato riferito al Core tier 1 (in cui sono compresi gli aiuti statali) si attestava a fine giugno all’11%, ben al di sopra dell’8,9% del dicembre scorso ma in live flessione rispetto all’11,1% toccato alla fine di marzo.
“Adesso la banca è più solida e abbiamo lavorato perché questo sia percepito dal mercato”, ha reso noto l’ad di MPS Fabrizio Viola, il quale si è anche detto pronto a “migliorare” il piano di ristrutturazione approvato il 13 giugno scorso, e “attualmente all’esame della Commissione europea secondo quanto prescritto dalla procedura di verifica della compatibilità del sostegno finanziario pubblico con il quadro europeo sugli aiuti di Stato”.
Dal comunicato di MPS si apprende inoltre che “sono previste ulteriori azioni di contenimento dei costi, cessione degli asset e riduzione del perimetro di filiali, oltre al rafforzamento delle iniziative di capital management già indicate”. Nell’ambito del piano industriale triennale (2012-15), la banca ha già attuato le misure programmate e raggiunto alcuni dei target prefissi: 360 filiali (delle 400 previste) sono già state chiuse; le azioni di cost management sono in fase avanzata di realizzazione; circa il 60% dei tagli di personale previsti è già stato effettuato. Il Cda di Monte Paschi Siena ha inoltre concesso una trattativa in esclusiva ad Accenture e Bassilichi, per la definizione della cessione (e dunque dell’esternalizzazione) degli asset di back-office.