Le logiche clientelari alla base della gestione della BPM, nella quale i dipendenti possono divenire soci e governare, attivamente, l'istituto di credito, rappresentano il principale problema della banca milanese.
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Nessuno, infatti, ha mai negato che si possa, come abitualmente succede in BPM, essere sia dipendenti che soci di una società e che si possa, dunque, entrare nei destini della propria azienda sia come lavoratori che come azionisti possessori di quote, anche molto importanti.
Il vero problema, secondo Ruozi, starebbe nel tipo di gestione, cui andrebbe incontro alla banca, conseguentemente al fatto che i dipendenti, in questo caso soci, possano appunto associarsi per governare la banca stessa.
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Finché ciò, però, avviene nei limiti della legalità e della moralità . seguendo regole scritte od implicite ben codificate, andrebbe tutto meravigliosamente mentre non andrebbe affatto bene che, tutto questo, dia il via libera all’instaurazione di logiche clientelari che condizionino l’intera governance dell’istituto di credito.
Passare al sistema duale, dunque , sebbene possa rivelarsi utile ai fini della risoluzione di alcuni problemi interni, non può certo rappresentare la soluzione unica e definitiva.
A meno che, ovviamente, non si decida di porre un freno alla possibilità dei dipendenti di associarsi, senza regola alcuna, ai fini di perpetrare il raggiungimento di scopi personali piuttosto che la realizzazione di obiettivi comuni.