L'aumento di marzo è pari a 15,3 miliardi.
La Commissione europea non ha ancora finito di avvertire l’Italia di tenere sotto controllo il debito pubblico, sebbene abbia promosso i conti tricolori, che Bankitalia lancia l’allarme.
L’Istituto fa sapere infatti di una nuova e smisurata crescita dello stock di indebitamento: il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato in marzo di 15,3 miliardi, a 2.184,5 miliardi, superando così il precedente massimo di 2.169 toccato nel mese di febbraio.
A comunicarlo dunque è via Nazionale all’interno del Supplemento “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”. Nel testo si legge che “l’incremento del debito è stato inferiore al fabbisogno del mese (18,6 miliardi), grazie all’effetto complessivo dell’emissione di titoli sopra la pari, dell’apprezzamento dell’euro e della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione (3,1 miliardi)”: una serie di benefici derivati dal Quantitative easing della Bce, l’acquisto di titoli di Stato da parte di Mario Draghi che ha compresso i rendimenti dei titoli sovrani nella prima parte dell’anno a minimi storici. A questi fattori si unisce “la diminuzione di 0,2 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro (a fine marzo pari a 78,9 miliardi; 61,9 miliardi a fine marzo 2014)”.
Bankitalia, con riferimento ai sottosettori, spiega ancora che “il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 14,2 miliardi, quello delle Amministrazioni locali di 1,1 miliardi; il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato”. Dai dati di via Nazionale emerge anche che le “entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a marzo a 27,7 miliardi, in aumento dello 0,6 per cento (0,2 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2014. Nel primo trimestre del 2015 le entrate tributarie sono state complessivamente pari a 85,7 miliardi, sostanzialmente coerenti con quelle inerenti allo stesso trimestre dell’anno precedente”.