A buon fine, non senza difficoltà faticosamente risolte, l'Assemblea richiesta dalla Bce.
In virtù di una maggioranza pari all’81,95%, la Banca Popolare di Vicenza è ufficialmente una spa. Hanno votato a favore 9304 soci su 11353 presenti (deleghe comprese).
Il primo punto all’ordine del giorno è stato approvato dopo sei ore di assemblea e molte proteste in confronto alla vecchia gestione, quella dell’epoca Zonin. L’esito della votazione è stato comunicato dal presidente Stefano Dolcetta. Oltre undicimila soci (di persona o con delega) sono intervenuti all’assemblea forse più difficile della Popolare. A seguito della trasformazione in Spa, l’assemblea ha approvato infatti anche l’incremento di capitale fino a 1,76 miliardi e la quotazione in Borsa, le altre due condizioni senza le quali il gruppo avrebbe rischiato un intervento della Bce.
“E’ stata un’assemblea lunga e faticosa, ma il risultato raggiunto rappresenta un passaggio storico per questa banca” ha dichiarato Stefano Dolcetta, chiudendo i lavori. A favore dell’aumento si è espresso l’87,15% dei votanti, contro il 12,28% mentre lo 0,6% si è astenuto. Risultati analoghi per la quotazione in Borsa: 87,19% sì, 12,28% no e 0,52% astenuto.
Una scelta senza alternative, ha ricordato Dolcetta, per non incorrere nelle “gravi e irreparabili conseguenze” paventate dalla Bce. Francoforte, come nel caso di Veneto banca, aveva inviato una lettera pubblica ai vertici dell’istituto, per spiegare che dall’assemblea odierna doveva uscire un triplo sì, per evitare i rischi fino al commissariamento.
Molti i fischi e gli applausi nel capannone della Perlini Equipment, in località Gambellara, dove si è svolta l’assemblea, poco lontano da Vicenza e a sei chilometri dagli stabilimenti Zonin. L’ex patron della banca non si è visto, così come la maggior parte dei consiglieri della vecchia guardia: presenti solo in cinque sui 18 che formano il consiglio.