L'aumento di capitale di Banca Popolare di Milano tra rischi ed opportunità .
► TITOLO BPM IN CALO PER RUMORS RINVIO AUMENTO DI CAPITALE
Peccato, perché, secondo le indiscrezioni, accettare i cash di Arpe sarebbe l’unica soluzione possibile affinché si realizzi il tanto agognato aumento di capitale (atteso a quota 1,2 miliardi di euro).
I bene informati, infatti, sarebbero sicuri che una tale cifra non riuscirebbe ad essere coperta, nei tempi previsti da BankItalia, dai soci rimanendo, dunque, di competenza del consorzio di garanzia presieduto proprio da Mediobanca.
► BILANCIO BPM GENNAIO GIUGNO 2011
Certamente, come in ognuna di codeste simili situazioni, il cavaliere bianco desidera venir ripagato della fatica intrapresa.  Ed è proprio questo il tasto dolente sul quale Ponzellini & Co. vorrebbero che non si tornasse di continuo.
Cavalier Arpe, in questo specifico caso, non chiede altro che la governance, in esclusiva, proprio della Banca Popolare di Milano che, con i propri quattrini, vorrebbe contribuire a salvare.
► BPM SMENTISCE SLITTAMENTO AUMENTO DI CAPITALE
La decisione ultima, come sempre ma ancor più in questa spinosa situazione, spetta ai sindacati, sinonimo della continuità dell’azionariato di riferimento che, pezzo per pezzo, si sta disgregando a causa della fine dei mandati (a ottobre scade quello di Alessandro dell’Asta e in primavera quello di Massimo Ponzellini).
La scelta, davvero molto ardua, è tra cedere influenza salvando la banca (accettando, quindi, la proposta di Matteo Arpe), oppure continuare, nel solco già tracciato, rischiando il tutto per tutto con l’attuale management.