Francoforte si muove rivedendo il QE.
Mario Draghi vuole muovere ancora una volta Francoforte a sostegno della ripresa e degli obiettivi sull’inflazione.
La Bce ha rivisto i meccanismi del piano d’acquisto di titoli – anche di Stato – da 60 miliardi di euro al mese, previsto almeno fino al settembre 2016. Il Quantitative easing è stato modificato elevando dal 25 al 33% il limite acquistabile da parte della stessa Bce nell’ambito di una singola emissione pubblica. In pratica, se prima poteva sottoscrivere fino a un quarto del valore di un titolo di Stato, ora può salire a un terzo. Il limite precedente era stato fissato per evitare che nell’ambito di una emissione la Bce potesse costituire una minoranza di blocco (raggiungibile con una partecipazione superiore al 25%), in grado di porre il veto nel caso di votazioni di operazioni importanti come le ristrutturazioni. Draghi ha chiarito che i casi saranno valutati volta per volta e – qualora ci sia il rischio che si crei una minoranza di blocco – il limite resterà al 25%.
“La mossa si può leggere in due modi”, come sostengono gli esperti.  “Ora la Bce ha maggior libertà di spingere sulle scadenze più lunghe, ampliando la quantità di titoli di quel tipo da mettere in portafoglio e diminuendo quella di titoli a breve”. Ma è anche un messaggio ai mercati: “Mostra sensibilità per i timori degli ultimi giorni, lascia aperta la porta a un possibile aumento del ritmo degli acquisti, oppure della sua durata”.
Messaggi ben chiari ai listini, che hanno chiuso in netto rialzo e con l’euro in calo. Il governatore ha comunque precisato che è ancora prematuro includere la Grecia nel Qe, con il piano di salvataggio in fase di revisione. Per il resto, il limite al 33% già in vigore per quanto riguarda la quantità massima acquistabile del debito pubblico complessivo di un Paese rimarrà lo stesso. Fermo anche il valore degli acquisti: 60 miliardi al mese, “è ancora troppo presto per discutere di possibili variazioni al piano”.