La stagione delle trimestrali del settore bancario italiano ha fattto emergere problemi già noti e ancora lontani da una definitiva risoluzione, in particolare le rettifiche sui crediti a rischio che hanno avuto un impatto negativo sulla maggior parte dei bilanci delle banche
La stagione delle trimestrali del settore bancario italiano ha fattto emergere problemi già noti e ancora lontani da una definitiva risoluzione, in particolare le rettifiche sui crediti a rischio che hanno avuto un impatto negativo sulla maggior parte dei bilanci delle banche. Non tutti i bilanci si sono tinti di rosso ma, considerando le prime dieci banche italiane (manca solo Mps, ma si può fare riferimento alle stime di consenso), viene evidenziato un passivo da un miliardo di euro. Nel 2011 le perdite nette erano state di 26,2 miliardi di euro.
E’ senza dubbio un passo in avanti, ma c’è da dire che nel 2011 le perdite era da imputare per lo più a svalutazioni sugli avviamenti per oltre 28 miliardi di euro. Nel 2012 la voce di costo più pesante è stata quella delle rettifiche sui crediti deteriorati. Le prime dieci banche italiane hanno dovuto procedere con rettifiche su crediti a rischio per 20,8 miliardi di euro, ovvero circa il 50% in più rispetto al 2011.
â–º BANCHE: LIVELLI DI ESPOSIZIONE VERSO CIPRO
Se nel 2011 l’impatto delle svalutazioni ssugli avviamenti era di natura straordinaria, difficilmente ripetibile, quello dei crediti deteriorati potrebbe ripetersi ancora in futuro. Le difficoltà dell’economia italiana dovrebbero pesare ancora sui bilanci delle banche nei prossimi mesi, anche se a gennaio lo stock complessivo delle sofferenze bancarie è diminuito leggermente a 63,9 miliardi da 64,6 miliardi.
â–º BANCHE ITALIANE: SOFFERENZE A 126 MILIARDI A GENNAIO 2013
La situazione è comunque diversa da banca a banca. Qualche istituto di credito è riuscito a dare qualche soddisfazione agli azionisti (Unicredit, Intesa SanPaolo, Ubi Banca, Credem), altri hanno chiuso in rosso (Banco Popolare, Creval), altri ancora hanno lanciato nuovi aumenti di capitale (Bpm, Carige). Per attenuare il crollo dei profitti le banche sono sempre più dedite al trading, in particolare sull’obbligazionario.