Il testo giunge dopo le modifiche della Commissione Finanze per quello che dovrebbe essere un esame-lampo: nella giornata di domani è probabile la richiesta di fiducia da parte del governo, con il voto previsto per mercoledì e quindi l'approdo a Senato a inizio april
Arriva in Aula, alla Camera, il disegno di legge relativo alla riforma delle Banche di credito cooperativo che indica anche le disposizioni sulla garanzia statale per le sofferenze che gli istituti di credito metteranno sul mercato per alleggerire i loro bilanci.
Il testo giunge dopo le modifiche della Commissione Finanze per quello che dovrebbe essere un esame-lampo: nella giornata di domani è probabile la richiesta di fiducia da parte del governo, con il voto previsto per mercoledì e quindi l’approdo a Senato a inizio aprile.
Il testo che arriva oggi in Aula alla Camera è “molto diverso” rispetto a quello originario del provvedimento, come ha rammentato il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, al Parlamento. Le modifiche più rilevanti hanno riguardato la cosiddetta way out delle banche di credito cooperativo, ovvero la possibilità di sfuggire al destino di confluire in una holding unica e di cedere le riserve a una Spa per le banche sopra 200 milioni di patrimonio. In sostanza, con le modifiche le Bcc coinvolte in un’operazione di fusione e trasformazione possono conferire la licenza bancaria a una Spa, autorizzata all’esercizio dell’attività bancaria, purché al 31 dicembre 2015 il patrimonio netto sia superiore a 200 milioni di euro. All’atto del conferimento, la Bcc conferente deve versare allo Stato il 20 per cento del proprio patrimonio netto. Per effetto delle modifiche, le riserve indivisibili riconducibili alla Bcc, al netto di quanto versato allo Stato, restano nella società cooperativa conferente, che acquisisce la partecipazione nella società bancaria conferitaria. I soci, di fatto, non potranno metter mano direttamente sulle riserve, mentre lo Stato si vede garantito l’introito