Intanto, Scaroni è stato prosciolto dalle accuse di tangenti in Algeria.
Il capital increase pari a 3 miliardi di euro da parte di Saipem, il quale sarà sottoscritto anche da Eni e dalla Cassa e depositi e prestiti, è alle porte.
La società è anche in contatto con alcuni istituti per un rifinanziamento del debito, pari a 5,5 miliardi di euro.
“E’ in corso la finalizzazione di un consorzio di banche. L’obiettivo” dei contatti con gli istituti bancari “è un intervento che da un lato passa dal rifinanziamento del debito, dall’altro da un aumento di capitale, che dovrebbe essere da almeno 3 miliardi di euro”, ha spiegato una fonte all’agenzia MF-Dowjones.
Secondo quanto appreso, Goldman Sachs e JP Morgan svolgerebbero il ruolo di global coordinator; gli altri istituti coinvolti sarebbero Citi, Deutsche Bank, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mediobanca. Il consorzio è ancora in via di formazione, una decisione è comunque attesa nelle prossime due settimane.
Il consorzio sottoscriverà , dunque, l’aumento di capitale che sarà annunciato il prossimo 27 ottobre in occasione dei conti del terzo trimestre e del piano industriale. Una fonte finanziaria ha inoltre riferito che la Cdp sta discutendo con Eni le modalità di ingresso nel capitale di Saipem in modo da consentire alla major petrolifera di ridurre la sua quota dall’attuale 43% a meno del 30% e poter così deconsolidare il suo debito.
Eni dovrebbe in ogni caso sostenere l’aumento di capitale di Saipem insieme alla Cdp. Anche se l’ammontare dell’aumento di capitale è più elevato di quanto stimato da alcuni analisti (2-2,5 miliardi di euro), il mercato apprezza questa soluzione: il titolo Saipem balza al momento del 5,36% a 7,47 euro ed Eni del 2,42% a 14,37 euro, perché è la migliore per tutte le parti coinvolte, in quanto consente a Eni di deconsolidare il debito, dà a Saipem una buona flessibilità finanziaria e porta un azionista forte in grado di attuare il programma di ristrutturazione del gruppo, oltre ad avere un impatto limitato sugli azionisti di minoranza.