Gli ultimi dati sull’andamento della congiuntura europea sono stati inaspettatamente negativi. Particolarmente preoccupante è stato il calo delle tre economie più grandi dell’Eurozona nel secondo trimestre 2014. La Francia ristagna ormai da due trimestri, l’economia italiana, dopo lo 0.1% nel primo trimestre, è diminuita dello 0.2% nel secondo trimestre, ma il risultato che pochi avevano previsto è stato registrato dall’economia della Germania, che ha visto nel secondo trimestre un calo dello 0.2%.
La Spagna e il Portogallo hanno accelerato la loro crescita, entrambi con un notevole 0.6%, oppure la Lettonia, la Bulgaria e l’Austria, per esempio, ma questo non ha compensato l’impressione che l’economia europea possa interrompersi di nuovo prima che la ripresa diventi percepibile. Soprattutto per quanto riguarda il mercato del lavoro, gli ultimi dati dovrebbero annunciare un autunno anticipato. Anche dal Giappone nel secondo trimestre 2014 sono giunte notizie negative, spiega Martin Neff, Economista capo di Raiffeisen. A causa dell’aumento dell’IVA, tutti gli economisti avevano previsto un freno alla crescita. Ma con l’1.7%, il crollo è stato forte contrariamente alle aspettative e ha generato anche un boom di correzioni nelle previsioni di crescita per l’anno fiscale cominciato in aprile. Invece di quasi l’uno e mezzo per cento, molti istituti prevedono ora solo un tasso di crescita con uno zero davanti alla virgola. Ciò è chiaramente insufficiente per ridurre anche solo di poco il debito notoriamente elevato. Dell’euforia provocata dall’Abenomics non c’è più traccia, tanto più che tutti in Giappone sanno che sono necessari altri aumenti delle imposte per interrompere la tendenza del continuo aumento dei debiti statali. In questo contesto incerto, aumentare l’inflazione a tutti i costi del 2-3 per cento con il maglio politico monetario sembra un’impresa piuttosto disperata