Molti i dati che vengono offerti in stima nel rapporto, e sono davvero uno peggio dell’altro. Il primo e principale..
Molti i dati che vengono offerti in stima nel rapporto, e sono davvero uno peggio dell’altro. Il primo e principale, da cui derivano tutti gli altri, è il valore negativo della crescita del prodotto interno lordo: cioè la recessione, per utilizzare un termine che era di uso strettamente tecnico fino a pochi mesi fa e che oggi è divenuta purtroppo una delle parole più comuni del linguaggio corrente.
Per il 2008 si prevede una decrescita complessiva dello 0,5%, ma la vera mazzata arriverà nel 2009, quando il PIL diminuirà dell’1,3%. L’inversione di tendenza dovrebbe arrivare solo nel 2010.
Ancor meno consolante è il dato sulla disoccupazione: fra la seconda metà di quest’anno e il primo semestre del 2009 dovrebbero andare perduti circa seicentomila posti di lavoro, facendo salire l’indice di disoccupazione dell’1,6% dopo anni di costante diminuzione.
E ovviamente l’effetto a catena dei fattori descritti avrà un impatto pesante sui conti pubblici, con la riduzione del gettito fiscale, soprattutto di IVA e IRES (-5,2%).
La riduzione del PIL inciderà anche sui parametri di Maastricht: nonostante la promessa del ministro Tremonti di non ricorrere al debito pubblico, il rapporto fra questo e il PIL dovrebbe sfondare il muro del 3%, proprio a causa della decrescita della produzione nazionale.
Confindustria prevede inoltre una pesante stretta delle banche sulla concessione di prestiti a famiglie (bonus bebè) e imprese.
L’unico dato positivo arriva dal prezzo al petrolio, che dovrebbe mantenersi oscillante fra i 40 e i 50 dollari al barile.