Marchionne spera in un riavvicinamento nel futuro, ma per ora le parti sono distanti e il titolo ne risente in Borsa (e sul mercato europeo)
Da qualche tempo, Fca cerca (almeno secondo le fonti più accreditate) un partner di livello per accrescere il suo mercato. Nei mesi scorsi, sarebbe arrivato un ‘no’ secco da parte di GM.
Come stanno le cose?
Le azioni di Fiat Chrysler Automobiles seguono (-2,64% a 14,01 euro) il trend dimesso del comparto automobilistico europeo, risentendo delle prese di profitto ma soprattutto dell’indiscrezione dell’International New York Times secondo cui a marzo l’ad, Sergio Marchionne, inviò una mail al ceo di General Motors, Mary Barra, per stimolare un incontro al fine di discutere di una possibile fusione, ricevendo un picche come risposta.
Durante la conference di presentazione dei risultati del primo trimestre, l’amministratore delegato, Sergio Marchionne, si era speso a favore di un consolidamento tra i vari soggetti del comparto. Già a inizio maggio Martin Winterkorn, amministratore delegato di Volkswagen, aveva affermato che il gruppo non era interessato a nuove acquisizioni. Il potenziale partner più interessante per Fiat Chrysler Automobiles rimane General Motors anche se al momento un deal rimane altamente improbabile.
Non è detto tuttavia che un domani la posizione di General Motors non possa ammorbidirsi. “La notizia non ci sorprende e riteniamo che General Motors, nonostante Barra abbia già respinto pubblicamente questa proposta ad aprile, resti un’opzione possibile: trattandosi di una public company non escludiamo che Fca possa fare una proposta di aggregazione con uno swap ratio, cercando di convincere i soci”, sottolineano gli analisti di Equita (rating buy e target price a 16,6 euro confermati su Fca).
General Motors è una società con azionariato diffuso: il primo socio, con l’8,7% del capitale è il fondo pensionistico dei lavoratori degli Stati Uniti che fa capo ai sindacato United Automobiles Workers. Il colosso Usa vende circa 10 milioni di auto all’anno e ha una quota di mercato globale dell’11,5%: negli Stati Uniti ha il 17,5%, in Europa e Medio Oriente il 7,5%, in Asia e Pacifico sfiora il 10 ed in America Latina è al 17,5%.