La holding di proprietà della famiglia Agnelli mette a segno un altro importante colpo nel mercato internazionale, passando dal 4,7% al 43% del settimanale tedesco e diventandone azionista di maggioranza.
Nuovo colpo, in grande stile, per Exor dopo l’acquisizione tanto sospirata di PartnerRe avvenuta durante la scorsa settimana.
La holding della famiglia Agnelli, dopo aver annunciato l’acquisto della società di riassicurazione americana, diventa ufficialmente azionista di maggioranza del settimanale economico inglese Economist passando dal 4,7% al 43,4%.
A renderlo noto è la stessa holding della famiglia Agnelli, che ha concretizzato l’acquisto della nuova quota da Pearson per un investimento complessivo pari a 405 milioni di euro diventando così il primo azionista individuale.
Il gruppo Pearson il 23 luglio aveva ceduto il quotidiano Financial Times al giapponese Nikkei per 1,3 miliardi di dollari. Con l’aumento della quota nel Gruppo The Economist, ha dichiarato John Elkann, presidente e ad di Exor, “sottoscriviamo pienamente la sua storica missione di ‘prender partito nella dura battaglia tra l’intelligenza, che ci spinge verso il progresso, e un’ignoranza vile e timorosa, che lo ostacola”. Una mossa che dimostra la crescente attenzione del gruppo nei confronti dell’editoria: storica proprietaria della Stampa, la famiglia Agnelli è diventata il primo azionista di Rcs (l’editore del Corriere della Sera) con una quota del 20% e ha rilevato, la scorsa estate, la maggioranza del Secolo XIX, quotidiano genovese. D’altra parte, il gruppo è anche azionista – tra gli altri – di Bantham Books, Random House, Le Monde e Banijay group.
“Con l’aumento della partecipazione in The Economist siamo lieti di confermare il nostro ruolo di azionisti di lungo termine a sostegno del gruppo, insieme alle famiglie Cadbury, Layton, Rothschild e Schroder, e ad altri singoli investitori stabili” ha continuato Elkann spiegando di aver “sempre ammirato l’integrità editoriale e la prospettiva globale che sono gli elementi caratteristici del successo de The Economist”.