Il primo periodo dell’anno viene mandato in archivio con un utile netto pari 406 milioni da Unicredit. Ciò si traduce in un calo del 20,8% in confronto allo stesso periodo dello scorso anno.
Il dato è tuttavia superiore alla stima del consensus elaborato dagli analisti, pari a 379 milioni. Il totale dei ricavi è calato del 4,7% – in confronto al primo trimestre del 2015 – a 5,48 miliardi, con interessi netti a 2,9 miliardi (-2,9%) e commissioni nette a 1,9 miliardi (-3,4%). In netta diminuzione, in confronto a dodici mesi fa, anche i guadagni da negoziazione, scesi del 41,5%. Il margine operativo netto è salito a 1,4 miliardi, in crescita del 44% in confronto al trimestre precedente tuttavia in questo caso in aumento anche rispetto ad un anno fa (+5,9%)
In calo del 3,7% a 3,3 miliardi i costi operativi, per un rapporto cost/income cresciuto e attestatosi al 60,1%. Riguardo alla solidità patrimoniale, dopo i primi tre mesi del 2016 il coefficiente Cet1 fully loaded è apparso pari al 10,85%, in calo di 9 punti base se rapportato alla fine dello scorso anno ma in miglioramento di 75 punti base se raffrontato al marzo del 2015.
Nel trimestre sono calate del 22,9% annuo le rettifiche su crediti, a 755 milioni; i crediti deteriorati netti sono in ulteriore caduta (-7,1% anno su anno). Dal canto loro le sofferenze bancarie nette crescono leggermente, a 20,2 miliardi, con un miglioramento del tasso di copertura (a 61,2%). Il rapporto tra sofferenze nette e crediti netti si mantiene intorno al 4,2%.
L’ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha commentato i dati mettendo in luce gli obiettivi. Il piano strategico di Unicredit procede secondo prassi. Al punto che sono già tangibili sia i risultati legati alla riduzione dei costi, sia quelli collegati alla trasformazione digitale della banca.