Spread verso 300 su aumento rischio-Italia

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Ieri è stata una giornata negativa per Piazza Affari. L’indice azionario FTSE MIB ha lasciato sul terreno lo 0,65%. A pesare sul listino milanese è il forte incremento dello spread Btp-Bund

Ieri è stata una giornata negativa per Piazza Affari. L’indice azionario FTSE MIB ha lasciato sul terreno lo 0,65% a 16.603 punti, toccando anche il minimo più basso da oltre un mese a 16.408 punti. A pesare sul listino milanese è il forte incremento dello spread Btp-Bund, che ha chiuso a 295 punti base e che ha trascinato al ribasso i titoli bancari. La volatilità non è stata, però, particolarmente elevata e alla fine la perdita più alta è stata quella di Mediobanca, che ha evidenziato un passivo del 3,86%.

Lo spread torna così ad avvicinarsi a quota 300 punti. I livelli di ieri non si vedevano ormai da un mese e mezzo, mentre il rendimento del Btp a dieci anni è cresciuto al 4,58%. Le vendite sui Btp sono la conseguenza diretta del nervosismo degli investitori all’incertezza sull’esito della prossima tornata elettorale in Italia. Ieri l’agenzia Bloomberg ha mostrato un sondaggio di Tecne per SkyTg24, evidenziando come il distacco del centro-destra dalla coalizione Pd-Sel sia sceso al 3,7%.

â–º BERLUSCONI VUOLE RIMBORSARE L’IMU

Gli investitori guardano con timore alla possibile vittoria di Silvio Berlusconi, in quanto ha dichiarato espressamente di non voler portare avanti politiche di austerità come fatto in precedenza da Mario Monti, senza contare le dichiarazioni anti-tedesche e le minacce di uscita dall’euro. Secondo Angelo Drusiani di Albertini Syz, “il rischio reale è quello dell’ingovernabilità, che renderebbe inevitabili nuove elezioni come accaduto in Grecia”.

â–º SPREAD NON TORNERA’ AI LIVELLI SHOCK DI FINE 2011 SECONDO ANALISTI

L’analista obbligazionario si aspetta un deciso incremento della volatilità sui titoli di stato italiani. Drusiani ritiene che ci sia il rischio di rivedere lo spread Btp-Bund nella forchetta compresa tra 300 e 360 punti base. Gli investitori temono che le promesse elettorali fatte da Silvio Berlusconi, in caso di vittoria della coalizione Pdl-Lega, possano portare a un minore rigore nei conti pubblici.

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